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Stefania Venturini, quando in Costiera amalfitana la politica si aprì alle donne

Sul numero 5, anno 1999 di E’Costiera, venne pubblicato un articolo nella rubrica “Donne di ieri, donne di oggi” a firma di Maria Rosaria Sannino, che raccontava la figura di Stefania Venturini tra le poche donne che in quell’epoca storica – parliamo degli anni ottanta-novanta – si era dedicata alla politica guadagnando rispetto e riconoscenza, in un ambito che fino ad all’ora in Costiera amalfitana era stato sempre appannaggio del mondo maschile. Un esempio che andava ricordato ieri e che non va dimenticato oggi. L’occasione di alcuni stralci di quell’intervista ci è data anche grazie ad una lettera scritta dal figlio, Giovanni Maria Di Lieto, noto avvocato cassazionista, in occasione dell’anniversario della dipartita della mamma, e che volentieri pubblichiamo.

Un estratto dell’articolo-intervista apparso sul cartaceo di E’Costiera. 

E’Costiera, anno 1999

Fu grazie a Stefania Venturini e a poche altre (ad esempio la De Benedetto, la Del Pizzo e la Salvati), che idee come emancipazione femminile, uguaglianza fra i sessi, e i grandi temi che suscitarono accesi dibattiti nazionali come l’aborto e il divorzio, anche nei nostri comuni divennero oggetto di discussione e di interessanti confronti. Fu nel ’65 che Stefania, trentenne, laureata in biologia, dalla Toscana arriva a Minori spinta certamente dall’amore per il marito, l’artista- scrittore, Giannino di Lieto. Lascia a Pistoia quei profumi della sua amata Toscana e quelle verdi distese, per ritrovare qui, quell’atmosfera e quei colori che mai smetteranno di affascinarla anche dopo tanti anni…con un gruppo di socialisti, dà maggiore linfa alla già esistente sezione politica, dove tutta la sua grinta verrà subito fuori. Il socialismo, quello delle origini, dove si propugnava l’uguaglianza socio-economico di tutti gli uomini, Stefania Venturini sente di averlo nel sangue e su questi presupposti baserà la sua attività politica, tanto da diventare ben presto componente del Direttivo Provinciale del PSI e responsabile di zona per la Costiera amalfitana, ottenendo un vasto consenso nell’ elettorato e ricoprendo così il ruolo di vice-sindaco e di assessore ai Lavori pubblici con l’amministrazione Amorino nel 1980 e dimettendosi in seguito da queste cariche nel 1986, per un forte dissenso sul modo di intraprendere la gestione del paese. “Ho cercato sempre di dare come donna impegnata in politica il meglio di me stessa” ci confessa mentre ricorda questo importante periodo della sua vita, che ha condiviso con il suo ruolo di moglie e madre e con quello di insegnante di matematica alle scuole Medie Inferiore di Minori , “e devo anche ammettere che grosse difficoltà sul fatto di essere donna non le ho mai riscontrate, nonostante la politica ruotasse e ruoti ancora intorno agli uomini. Non bisogna mai arrendersi perché il consenso della gente è misura del valore!”.  (Maria Rosaria Sannino)

Quando la politica non era qualunquismo

Il mio ricordo di Stefania Venturini

Mia madre Stefania Venturini, scomparsa il 24 marzo 2010, si colloca storicamente nel tempo “vissuto” del Partito, della scelta ideologica socialista, riformista, libertaria e garantista, di “sinistra”, protesa verso l’Alternativa di sinistra e l’Unità delle sinistre (quella di derivazione socialista e quella di derivazione comunista). Cultura del partito, delle sezioni e del dibattito interno, della discussione, del dialogo e della partecipazione popolare. Alle spalle della Idea, e del “fare” politico-amministrativo, Stefania Venturini ha praticato nei fatti – come requisito pregiudiziale di partecipazione alla Politica – l’etica pubblica, che ha come naturale conseguenza la credibilità personale. È stata protagonista di battaglie libertarie civili e sociali, nell’idea di un popolo che doveva riappropriarsi del potere, senza delegarlo. Era la tensione positiva di un “discorso” Nuovo che si tentava di proporre alla collettività. Un passato che non ritorna. 

Vice – Sindaco socialista e Assessore all’Urbanistica del Comune di Minori dal 1980 al 1988. La scelta del simbolo di partito, ad individuare i componenti socialisti nelle liste per le elezioni comunali del 1980 e del 1985 (liste frutto di una alleanza elettorale), ancor oggi può considerarsi “rivoluzionaria”, perché non praticata. Il partito garantisce-garantiva la credibilità del candidato, perché chi si candida, si colloca all’interno di quel partito che si ispira e pratica quei valori, quei principi. Qualunquismo era collocarsi all’esterno del Partito. La sfida dichiarata era quella di superare quei personalismi – qualunquismi che caratterizzavano la competizione locale, alla ricerca della Politica nuova. Ha fatto parte nel 1992-1993 del Comitato dei Garanti della Usl Costiera amalfitana. Va ricordata la battaglia politica per l’apertura dell’Ospedale a Pogerola di Amalfi; sempre contro-corrente e sempre contro i poteri costituiti, assente qualsiasi forma di conformismo. 

Stefania Venturini

Mia madre ha fatto Politica nel segno di un’Ideasocialista, da perseguire nella moralità praticata. Una vita percorsa nel segno dell’impegno. Per citare Gramsci, vivere significava partecipare e non essere indifferenti a quello che succedeva. Ci si chiamava “Compagni”, per identificare tutti quelli che condividevano l’Idea di “Sinistra” (l’Alternativa di Sinistra), ci si dava “del tu” e scomparivano le differenze di classe. Altri tempi (che nostalgia). C’era quella partecipazione attiva del “militante” di sinistra che superava gli steccati di Partito. Per una società che si auspicava contro il conservatorismo e le incrostazioni di potere, a favore del merito e della giustizia sociale. Qui, da posizioni diverse ci si ritrovava, socialisti, comunisti, sinistra radicale. Riforme e rivoluzione erano metodi che, pur nella diversità dell’approccio di fondo, tendevano ad un fine comune e coincidente. In contrasto con il qualunquismo dei tempi correnti, possiamo affermare che con Stefania Venturini l’azione politica ha avuto sempre un’”anima”, riflettendo una spinta ideale e di pensiero, riformista, propulsiva, non demagogica, al servizio dell’Istituzione. Il “sapere impegnato” come dovere di partecipazione, in contrasto con il “disimpegno” e il qualunquismo del “disfattismo” e in contrasto con la retorica della discontinuità che non abbia al suo interno la proposta di un’Idea nuova di società e di politica.

Di mia madre, non va poi dimenticata quella vasta umanità, disponibilità, attenzione e dialogo con le persone. Nel segno di una politica fatta di impegno quotidiano, dal volto umano, caratterizzata dalla sensibile disponibilità verso il popolo, senza che l’attenzione alle persone diventasse calcolato strumento di scambio di consenso elettorale. Possiamo a ragione dire che Stefania Venturini ha praticato nelle idee e nei fatti la “non violenza”. La non violenza è esercizio di metodo, di stile, di contenuti, di rispetto dell’altro, di non arroganza. Chi ragiona, ascolta, non professa verità. Fare valere le proprie convinzioni e idee non è esercizio di certezze ma, al contrario, di non violenza. La non violenza è esercizio di libertà. Le battaglie libertarie dei Socialisti e Radicali degli anni 70’ (divorzio, aborto, etc.), ora quella sul diritto al “fine vita” (vedi il caso Eluana Englaro, che mia madre ha vissuto con forte e sofferta partecipazione), la libertà delle scelte sessuali, il colore della pelle che non deve produrre discriminazioni tra persone, sono tutte forme di esercizio della “non violenza”. Il non violento è garantista, il violento è giustizialista, il conformista è violento e prevaricatore. La rivoluzione è negli ideali, nelle passioni vissute, nella non violenza e nella eticità dei comportamenti praticati (cd. “etica delle virtù”), che devono essere una forma di resistenza civile. Stefania Venturini, ti abbiamo voluto bene, sei sempre nei nostri cuori, non ti dimenticheremo.

(Avv. Giovanni Maria di Lieto)

Redazione
Articoli redatti dalla redazione di e'Costiera
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