La Costiera amalfitana che frana: ieri come oggi E'COSTIERA IERI STORIE di E'costiera Scritto venerdì, 1 Febbraio, 2019 20:03 Ultimo aggiornamento martedì, 21 Gennaio, 2020 17:46 “La Costiera che frana”: era a febbraio del 1999, e sul cartaceo di E’Costiera (anno IX, num.2), Gioacchino Di Martino, responsabile all’epoca del Wwf Costiera amalfitana (attuale vice presidente del Centro di Cultura e Storia Amalfitana) scriveva: L’articolo di Gioacchino Di Martino, febbraio 1999 “Come abitanti della costiera amalfitana siamo talmente abituati alle frane, alle cadute di massi, agli smottamenti, alle (per fortuna più rare) alluvioni, da considerarli quasi come fenomeni naturalmente connessi al particolare contesto del nostro territorio. I pericoli, le devastazioni, i disagi, anche lutti, sono stimati alla stregua di un prezzo più o meno equo posto a carico di chi ha scelto, o è costretto, a vivere a contatto con la natura aspra e difficile come la nostra . E’ vero però solo in parte che la conformazione del nostro territorio – caratterizzato quasi sempre da pendenze notevoli – o la struttura delle nostre montagne costituite da un’ossatura di calcari e dolomie con coperture (spesso instabile) di piroclastiti, sia la causa unica o almeno principale del dissesto idrogeologico in atto sull’intera superficie della Costiera amalfitana. A parte il moderno flagello degli incendi boschivi, cui è da attribuire un’accelerazione esponenziale dello sconquasso territoriale, ci sono altri comportamenti sempre umani che aggravano la situazione già di per sé precaria”. L’articolo era corredato poi con una serie di esempi fotografici dove si evidenziavano scelte fatte come: tracciati di strade (per far passare il gas), rimozioni di terreno e roccia, sradicamento di alberi e ceppaie, lavori di sterramento e sbancamenti, tagli artificiali di versanti. Ieri come oggi. I volontari di Colibrì presidiano la strada in frazione Pucara, a Tramonti, nel punto della frana Son passati giusto venti anni, e la storia si ripete come arriva una pioggia battente. Tutta la Costiera – il 1 febbraio del 2019 – si è svegliata dopo una notte di precipitazioni intense, e con l’allerta meteo diramata dalla Protezione Civile della Campania, con un bollettino da “guerra” con percorsi ad ostacoli. Strade chiuse a Tramonti (Sp 2) all’altezza di Pucara (nello stesso punto dove accadde la frana il 24 gennaio del 2014 e che poi aveva visto lavori di consolidamento del versante); poi tra le frazioni di Pendolo e Gete; e un grave smottamento a Paterno S.Elia. E scuole chiuse per due giorni. Con i terreni saturi di acqua, anche la già strada chiusa (solo ufficialmente però) tra Ravello e Valico di Chiunzi (Sp1) è “presidiata” per evitare che qualche malintenzionato automobilista passa (nonostante i divieti) anche con condizioni critiche. Pure la strada tra Agerola e Pimonte (altro versante delicato) è chiusa per frana. E massi cadenti si sono registrati anche a Montepertuso, frazione di Positano. Una situazione estremamente delicata quella che si sta vivendo in questi giorni. Dove i vari gruppo di volontari della Protezione Civile (dai Colibrì a Millennium) stanno cercando di affrontare con professionalità la situazione di disagio (nonché di pericolo) di tutta un’area. Un’altra frana a Paterno S.Elia, Tramonti (foto I Colibrì) Quando si parla della fragilità della Costiera, e del suo dissesto idrogeologico che incombe da decenni sui diversi comuni (dove non si è mai fatta una politica di prevenzione mirata per tentare di scongiurare queste situazioni), in questi momenti, dove i bollettini meteo si susseguono uno dietro l’altro, insieme ai “bollettini di chiusura delle strade” si ha una “fotografia” d’insieme di un luogo che da troppi anni sta cercando invano di essere ascoltato. Basta andare indietro nel tempo – sfogliando già E’Costiera cartaceo che da sempre ha sensibilizzato su questo aspetto – e vedere come nulla è mutato. La “cronaca” è sempre la stessa.